Mulino di Civago
Località:
42030 Villa Minozzo
Descrizione:
L’intervento è stato finalizzato a ripristinare la funzionalità dell’antico mulino ad acqua attraverso il restauro conservativo, la manutenzione straordinaria ed il ripristino di parti dell’edificio, dell’impianto molitorio, del canale di derivazione e della gora e degli elementi di regolazione dell’acqua.
L'edificio si innalza in prossimità dell'alveo del torrente Dolo, ad un’altitudine di 952 s.l.m., all'interno di un castagneto da frutto invecchiato, a circa 50 metri dall'antico ponte che permetteva l'attraversamento del torrente stesso da parte della via detta “comunale della Garfagnana”, vicina alla chiesa parrocchiale situata nel centro del paese. Il luogo era meta di percorsi che da ogni frazione del paese conducevano, attraverso il tracciato più breve, a questa struttura di uso collettivo.
Il mulino fu edificato nella seconda metà del XIX secolo dalla Comunità di Civago, che ne risulta proprietaria fino ai giorni nostri. Il bene, di proprietà collettiva, era amministrato da una commissione eletta dall'intero paese. Era di servizio ad una popolazione che da metà ‘800 alla prima metà del '900 si aggirava intorno al migliaio di residenti. Secondo numerose testimonianze orali, la presenza del mugnaio è certa fino al 1955.
Ancora sulla base di fonti orali sappiamo che le quattro macine erano utilizzate per le “granaglie” comunemente presenti in montagna: castagne, segale, frumento e frumentone.
Il mulino funzionava a pale orizzontali e utilizzava la forza motrice dell'acqua derivata dal torrente Dolo circa un chilometro più a monte attraverso un canale. Lo stesso canale venne utilizzato, nel corso degli anni, anche per il funzionamento di una segheria, oggi scomparsa.
Il fatto che l'edificio fosse utilizzato dall'intera comunità del paese in particolar modo in alcuni periodi precisi dell'anno (dopo la raccolta e la seccatura delle castagne a fine novembre ad esempio) lo caratterizzava anche come luogo precipuo di socializzazione e di incontro.
Il luogo aveva, nel corso di un secolo, stratificato una forte identità e caratterizzazione ed era legato ai principali “riti di passaggio” collegati ai raccolti stagionali.
Il mulino riveste, per i residenti, soprattutto i più anziani, un forte significato simbolico e di identificazione legato al ricordo “dei tempi di una volta” ma che interseca pure aspetti riconducibili al senso di appartenenza ad una collettività.
Si tratta di un semplice edificio a pianta quadrangolare a due piani coperto da un grande tetto a due falde in lastre di pietra (dette “piagne” localmente), sostenute da possenti travi lignee. Esso rappresenta, per la disposizione dei locali e per il sistema idraulico, un esempio compiuto della tradizionale tipologia dei mulini montanari edificati durante la seconda metà del secolo XIX. I materiali costruttivi inoltre sono ancora oggi esclusivamente quelli tipici dell'edilizia storica montanara: legno per la carpenteria, arenaria locale per le murature e la copertura, calce di produzione locale per gli intonaci interni ed in lacerti sui muri esterni. Le splendide cortine murarie in sasso, spesse dai 50 cm. ai 60 cm., sono a ricorsi irregolari e probabilmente a sacco. In facciata si conservano alcuni elementi decorativi di pregio, di probabile reimpiego e databili intorno al XVII secolo. Alcuni conci angolari e gli stipiti delle finestre presentano il seriale motivo a zigrino ottocentesco.
La distribuzione interna, estremamente semplice, è organizzata intorno ad una ripida scala in sasso appoggiata su di un massiccio setto murario, ai lati della quale si aprono due stanze per ciascun piano. Al piano terreno, pavimentato con monolitici lastroni di arenaria, si trovano la cucina e il vasto locale delle macine. Al piano superiore, in corrispondenza della cucina, si trova una camera da letto e, sopra il locale delle macine, un ampio ambiente oggi indifferenziato, ma suddiviso, fino a pochi decenni orsono, da tramezzi lignei in un lungo corridoio dal quale, per mezzo di quattro botole e capienti imbuti si convogliavano le granaglie nelle corrispondenti macine sottostanti, e in tre camere da letto.
Sotto il livello del terreno e in corrispondenza della sala delle macine si apre il locale voltato delle pale lignee, all'interno del quale l'acqua, derivata a monte e velocizzata da ripidi scivoli, entrava a caduta attraverso le tre aperture poste sul retro dell'edificio e le azionava, uscendo poi da un più grande ed unico corridoio voltato in facciata, che riportava al torrente.
Il piano terreno dell’edificio ospita le macine, mentre nel piano interrato sono collocate le ruote orizzontali.
Il piano interrato, anche detto vano dei ritrecini, è una sala in muratura di sasso di fiume con copertura voltata a botte che serve per reggere il peso della costruzione sovrastante e la spinta dell’acqua.
Il vano presenta tre aperture quadrangolari che corrispondono alle docce che convogliano l’acqua all’interno della ruota, mentre l’apertura archivoltata è utilizzate per l’uscita dell’acqua dal mulino.
Comune:
VILLA MINOZZO
Piazza della Pace, 1, 42030 Villa Minozzo (RE)
0522 801122, 0522 801359
urp@comune.villa-minozzo.re.it
www.comune.villa-minozzo.re.it
Ultimo aggiornamento: 26 Luglio 2025