Descrizione:
Conosciuta anche come "de Bismantova", la Pieve di Campiliola è stata senza dubbio la più vasta ed una delle più importanti della Diocesi reggiana. Nel 980 la "plebem de Bismanto" (1) era tra quelle possedute dall'Episcopato reggiano costituendo un importante punto di riferimento nell'area appenninica nella quale avrebbe esteso la sua giurisdizione spirituale su quasi 300 Kmq. del territorio. Nella fase più antica, le donazioni e le concessioni del Vescovo Bonsegnore (1112), e degli Imperatori Federico I (1154-1160), Enrico VI (1191) e Federico II (1224) sancirono la formazione di un cospicuo patrimonio (2). In quel periodo, e fino al XV secolo, la Pieve era variamente detta "Sancta Maria de Campiliola o de Bismanto". Questo in virtù del fatto che la chiesa più antica sorgeva appunto sulla sommità della Pietra da cui venne trasferita solo nel XIII secolo, forse già nei primissimi anni (3). Accanto alla giurisdizione spirituale coesisteva una zona di influenza temporale facente capo direttamente alla Pieve. Nel novembre 1197 quattro "homines plebis de Campiliola" giurarono il "Sacramentum" di fedeltà al Comune di Reggio, insieme ai Sarzanesi ed ai Paullesi (4). Tuttavia il prestigio e l'importanza della Pieve non si basava tanto sui beni materiali quanto sull'autorità di Campiliola nei confronti di un sempre maggior numero di chiese dipendenti. Se tra il XII e il XIII secolo erano 17, all'atto della stesura degli elenchi per le decime del 1302 e 1318 erano già 24 (5). Dell'aspetto dell'edificio sacro di quei secoli non si sa quasi nulla. Nel 1175 è ricordato il "porticum plebis", un atrio anteriore, una struttura porticata o forse un protiro (6). Nel 1272 vi era una "domus conversorum dictae plebis" ed un "casamentum cum clausura", cioè la chiesa con edifici attigui situata non più sulla Pietra (7). Sempre nell'inventario del 1272 (8) apprendiamo che Campiliola aveva terre in circa 60 località, una fornita cucina, paramenti sacri e liturgici adeguati e 15 libri. Come ricordato in precedenza, l'edificio sacro venne trasferito nell'attuale località nel secolo XIII. Nel 1365 il Vescovo Pinotti, resosi conto della fatiscenza delle strutture murarie della "nuova" Pieve di Campiliola/Bismantova che aveva già oltre 150 anni, sollecitò la Diocesi a concorrere al suo restauro (9). Quando questo sia stato realizzato non è noto, ma dovette essere stato eseguito in tempi relativamente brevi. Nel '400 la giurisdizione temporale della Pieve si ampliò ulteriormente, contando fino a 27 chiese. L'inventario Pittori (1439-1441) seppur incompleto per quanto riguarda i beni immobili, ci mostra un ricchissimo corredo dei beni mobili, sia per uso liturgico che quotidiano, tra cui 20 libri (10). Nel secolo XV 30 chiese dipendevano da Campiliola. Le chiese "filiane" aumentarono nei tre secoli seguenti: 32 nel 1538, 43 nel 1543, solo 27 nel 1539, 36 nel 1664. Tra XVII e XVIII secolo ben 57 edifici sacri rientrarono nel plebanato di Campiliola/Castelnovo nè Monti che ai primi del settecento venne smembrato e ridotto a 29 chiese (11). Nel '600 le strutture romaniche dell'antica Pieve furono completamente modificate secondo l'imperante gusto barocco. Secondo la visita Marliani (1664), l'impianto era a tre navate separate da cinque archi su colonne semplici. Due colonne polistile erano antistanti il presbitero. Il portale era protetto da un protiro. Solo le cappelle laterali non erano "tabulatae", cioè soffittate in legno, ma "dorice fornicatis nova structura", con archi su colonne doriche di recente costruzione e così pure nel coro (12). Di alcuni anni posteriore dovrebbe quindi essere l'intervento di radicale ricostruzione che ridusse la chiesa nei termini attuali, contrariamente a quanto opinò il Saccani che fissava la data della ristrutturazione tra il 1629 ed il 1666 (13). Il trapasso del titolo, o meglio della denominazione, da Campiliola a Castelnuovo, fu graduale ma già nel secolo XV comparivano ambedue. Nel '500 non sono infrequenti le citazioni del tipo "plebatus Campiliole seu Castrinovi". Nel secolo XVII la situazione si evolve in favore di Castelnuovo e dal 1705, dall'epoca cioè del Vescovo Picenardi, si fissa nella forma attuale. Alla data di questa visita la pieve è ancora di forma antica. Lo stile è comunque settecentesco mentre la facciata è stata restaurata nella seconda metà del XIX secolo (14). Il complesso reca evidenti tracce di diversi interventi con utilizzo di conci di recupero distinti da millesimi del XVI secolo. I caratteri stilistici generali sono comunque riferibili alla seconda metà del secolo XVII. Particolarmente significativa è la facciata, liturgicamente orientata a ponente. E' scandita da due lesene in pietra battuta concluse da un timpano delimitato da una cornice perimetrale modanata. Due lesene minori affiancano il portale archivoltato su cui si imposta un frontispizio spezzato e la nicchia centrale. Il movito delle lesene, sormontate da semi-capitelli variamente sagomati, contraddistingue anche l'ingresso alla corte. All'interno di questa figura un bel portico con loggiato a tre luci nel quale si inserisce la scala per la canonica. Le archeggiature sono in laterizio con arco a tutto sesto sostenenti un ballatoio coperto. Una nicchia al piede della rampa ospita una statua in gesso a tutto tondo seicentesca. Nella corte sono anche riuniti frammenti lapidei probabilmente riferibili ai primitivi edifici.
Bibliografia
(1) TORELLI 1921, 181; (2) SACCANI 1026, 218-229; (3) SACCANI, op. cit. ; (4)GATTA 1944-1963, 212; (5) R. D. I. 1933, 296-310; (6) SACCANI, op. cit. ; (7) SACCANI, op. cit. ; (8) Archivio di Stato di Reggio, Pergamene di Ippolito Malaguzzi; (9) SACCANI, op. cit. ; (10) Archivio di Stato di Reggio, Notai, A. Pittori, b. 201; (11) SACCANI, op. cit. ; (12) SACCANI 1926, 362; (13) SACCANI 1926, 225; (14) SCURANI 1895, III, 3-23.
Bibliografia completa
Riferimento cartografico IGM
IGM F 85 II NE