Domenico Amorotto

Località:
42033 Carpineti
Descrizione:
È ritenuto ancora oggi una figura quasi leggendaria nelle montagne di Reggio Emilia, per la sua vita vissuta a metà tra bandito e signore.
Per molti anni fu l'ossessione di Francesco Guicciardini, all'epoca governatore papale di Reggio.
Figlio dell'oste del paese, aveva due fratelli, Alessandro, di indole più pacifica e Vitale, suo futuro sgherro. La sua stirpe discendeva da tale Raimondinus De Brito o De Brectis, annoverata tra i nobili locali nel 1156.
Secondo alcune cronache si diede alla macchia in gioventù dopo aver ucciso a coltellate un rivale in una piazza di Carpineti, raggruppando quindi attorno a sé altri ricercati dalla giustizia. La sua carriera iniziò al soldo dei signorotti locali (Bebbi, Scajoli, Manfredi ecc) che si servivano di lui per piccole vendette. In seguito, assieme al padre e i fratelli, si mise al servizio di Papa Giulio II quando, nel 1512, questi si impossessò di Reggio. Gli fu quindi concessa in feudo la rocca di Carpineti con diritto alla riscossione dei dazi in paese, privilegi poi confermati anche da Papa Leone X.
Il Guicciardini, salito nel 1517 al governo di Reggio, nonostante i reiterati tentativi diplomatici e militari, dovette combattere per diversi anni nel tentativo di ottenere la rimozione del montanaro dal suo incarico. Per un certo periodo l'Amorotto si rifugió a Bologna dall'amico e compagno d'armi nelle milizie pontificie Ramazzotto dei Ramazzotti.
Suo nemico per molti anni fu Cato da Castagneto, anch'egli capitano di ventura dall'atteggiamento banditesco, al servizio del duca Alfonso I d'Este.
Alla morte del pontefice, tutte le bande che operavano nella montagna reggiana e modenese si sollevarono, in particolar modo i Pancianighi, soldataglie mercenarie pistoiesi. Scoppiò così l'ultima guerra anche tra il Da Castagneto e l'Amorotto, che uccise il rivale a tradimento nel castello di Fanano. Si scatenò quindi una sanguinosa vendetta dei frignanesi, capitanati da Virgilio da Castagneto, fratello del defunto e coadiuvati dagli Estensi. Le stragi ed i saccheggi si susseguirono ad opera di ambo le fazioni. Fra queste azioni si annoverano il saccheggio di Albinea e il tentativo di assalto alla stessa Reggio Emilia da parte dei Carpinetani, finché l'Amorotto fu ferito da Virgilio in uno scontro presso Montese e, mentre cercava di riparare a Carpineti, fu ucciso, in località Corneto di Toano, da Tebaldo Sessi e Antonio Pacchioni, alleati dei da Castagneto. La sua testa ed una mano furono esposte nella rocca di Spilamberto e Guicciardini, il cui ruolo nella vicenda non è chiaro, approfittò di questa morte per debellare definitivamente le bande della montagna reggiana. Poco tempo dopo Vitale Amorotto fu invitato a Reggio per stipulare un armistizio, ma fu invece catturato, sommariamente processato, passato per le armi e il suo cadavere squartato esposto al Palazzo del Capitano del Popolo, come monito a tutti i montanari a non ribellarsi più all'autorità.
In questo modo finiva un'epoca di continue guerre e lotte per l'egemonia della montagna reggiana, modenese, Garfagnana e Lunigiana, tutte allora appartenenti ai domini Estensi.
Appena fuori Civago, frazione di Villa Minozzo (RE), vicino alla moderna galleria a strapiombo sulla val Dolo si vede bene il rudere, gravemente danneggiato dal terremoto del 1920, della Torre dell'Amorotto: la fortezza che fu uno dei suoi rifugi più sicuri ed inespugnabili.
L'Amorotto è presente nell' Enciclopedia Treccani:
BRETTI, Domenico. Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 14 (1972) di Gaspare De Caro
Fonti e Bibl.: F. Guicciardini, La legazione della Emilia,Carteggio, in Opere inedite, a cura di G. Canestrini e M. Cellini, VII, Firenze 1865, passim; L. Ariosto, Lettere, a cura di A. Stella, Milano 1965, pp. 101 s., 142 s., 177, 185 s.; C. Campori, Di alcuni capi di fazione nelle montagne di Modena,di Reggio e di Bologna nel secolo XVI, in Atti e memorie delle R. R. Deputazioni di storia Patria Per le Province modenesi e Parmensi, VI (1872), pp. 18-24; G. Livi, Il Guicciardini e Domenico Amorotto, Reggio Emilia 1879; L. Chiesi, Reggio nell‘Emilia sotto i Pontefici Giulio II,Leone X,Adriano VI, Reggio Emilia 1892, pp. 39 s., 61, 85, 87-90; A. Balletti, Storia di Reggio nell‘Emilia, Reggio Emilia 1925, pp. 286-288, 294-298; G. Fusai, Lodovico Ariosto poeta e commissario in Garfagnana, Arezzo 1933, pp. 34, 36-42, 122 s.
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Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre 2023